Per l’allattamento ci vuole di più
Gentile Direttore,
Ringraziamo la sua testata per aver aperto un importante dibattito sull’allattamento. Finora è stata data voce alle istituzioni: tavolo tecnico ministeriale sull’allattamento (TAS), Istituto Superiore di Sanità (ISS) e Istituto Mario Negri (IMN). Speriamo che sia data voce anche alla società civile. Le scrivo a nome delle seguenti realtà: ACP Associazione Culturale Pediatri, AICPAM Associazione Italiana Consulenti Professionali in Allattamento Materno, IBFAN Italia odv, La Leche League Italia odv, MIPPE Movimento Italiano di Psicologia Perinatale, MAMI Movimento Allattamento Materno Italiano odv UPPA.
Plaudiamo alla ricerca dell’IMN, soprattutto perché punta giustamente il dito sulle disuguaglianze geografiche e sociali; ma si tratta pur sempre di uno studio isolato, per quanto interessante. Plaudiamo anche alla sorveglianza messa in atto dall’ISS. Si tratta di un vero e proprio salto di qualità di fronte alla mancanza di dati nazionali (fatta eccezione per una datata indagine dell’ISTAT) e regionali (tranne per Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, PA di Trento).
Ma ci vuole di più, sia per il monitoraggio dell’allattamento, sia per la sua protezione, promozione e sostegno. A nostro parere ci vogliono:
- Impegno politico. Esiste dal 2007 una buona politica nazionale, ma la messa in atto delle 9 raccomandazioni e dei 7 impegni che vi sono inclusi lascia molto a desiderare. In particolare, siamo ben lontani dal fissare un sistema nazionale di indicatori che permetta di verificare azioni intraprese e risultati ottenuti. È vero che le regioni devono includere l’allattamento nei loro piani pluriennali di prevenzione, ma ciò ha come conseguenza un aumento del divario tra nord e sud (e del divario tra classi sociali), dato che le 21 regioni e province autonome sono caratterizzate da diversa capacità di mettere in atto i piani di prevenzione.
- Risorse (tempo, persone, finanziamenti) adeguate all’impegno politico. Anche in questo caso, il compito è assegnato alle regioni, che mettono a disposizione risorse disuguali in quantità e qualità, con le conseguenze sul divario geografico e sociale già citate.
- Un comitato nazionale allattamento, come quello che è stato cancellato per far posto al TAS e che aveva prodotto la politica nazionale di cui sopra. Tale comitato non dovrebbe limitarsi, come fa il TAS, a produrre documenti, spesso di buona fattura, ma senza riscontri di applicabilità negli ospedali e nei territori. Dovrebbe, al contrario, avere capacità operativa, e le risorse necessarie per operare e sostenere le regioni (usando una lente di equità) a mettere in atto interventi efficaci di protezione, promozione e sostegno. Non c’è bisogno di scoprire l’acqua calda o di ideare un progetto, poi fatto proprio dalle associazioni pediatriche, come quello denominato “Progetto inter-societario di promozione della salute materno-infantile”. La letteratura scientifica fornisce tutte le prove di efficacia necessarie, soprattutto per le iniziative Insieme per l’Allattamento. Il comitato dovrebbe includere rappresentanti di tutti i portatori di interessi, società civile e mamme comprese, e dovrebbe essere coordinato da una persona senza conflitti di interessi (l’attuale presidente del TAS è anche presidente della Commissione Allattamento della Società Italiana di Neonatologia). Si noti che l’istituzione di un tale comitato è stata chiesta anche dalle 100 associazioni che fanno parte del gruppo per l’attuazione della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia nel loro rapporto 2022.
Inoltre,
senza la protezione, la promozione e il sostegno dell’allattamento equivalgono a remare contro corrente. Recenti rapporti di OMS e UNICEF, e recenti articoli del Lancet, forniscono prove inconfutabili sull’influenza negativa dell’industria dei sostituti del latte materno sui tassi di allattamento. L’Italia non brilla nelle politiche di protezione; il rapporto OMS/UNICEF/IBFAN del 2022 assegna al nostro paese, e a tutti gli stati membri dell’Unione Europea (UE), un punteggio di 32/100 per quanto riguarda lo stato di implementazione del Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno (d’ora in poi Codice), un punteggio superiore solo a quello dei paesi che non hanno alcuna legislazione sul tema. Parte dell’impegno politico dovrebbe essere rivolto ad adeguare, assieme a tutti i paesi UE, la legislazione nazionale al Codice.
Solo con queste premesse sarebbero possibili la creazione e il funzionamento di un sistema di monitoraggio continuo di alcuni tassi di allattamento e di altri indicatori (implementazione del Codice compresa) nei reparti di maternità e nei servizi socio-sanitari territoriali. Senza nulla togliere all’importante progetto di sorveglianza dell’ISS, che prevede una cadenza triennale, noi riteniamo che sia possibile fare di più e meglio; basta avere l’impegno politico, le risorse e il coordinamento necessari a mettere in pratica le raccomandazioni e gli impegni previsti dalla politica nazionale del 2007.
Monica Garraffa, per
ACP Associazione Culturale Pediatri, AICPAM Associazione italiana consulenti professionali allattamento materno,
IBFAN Italia odv, La Leche League Italia odv
MIPPE Movimento Italiano di Psicologia Perinatale
MAMI Movimento Allattamento Materno Italiano odv,
UPPA.